Attualità
Riflettendo un momento sulla Pace
In un momento particolarmente segnato da episodi di sangue, sia per gli attentati in Francia che in Afghanistan, mi è giunto in modo del tutto casuale sotto gli occhi e dritto al cuore un messaggio del nostro Papa Francesco. Tale messaggio mi ha talmente colpita che non ho potuto fare a meno di condividerlo con voi.
Il tema che ha scelto per questo discorso richiama la lettera di San Paolo Apostolo a Filemone, nella quale l'apostolo chiede al suo collaboratore di accogliere Onesimo, che è schiavo dello stesso Filemone ma convertito al cristianesimo e, quindi, meritevole di essere considerato un fratello. San Paolo infatti scrive: " E' stato separato da te per un momento: perchè tu lo riavessi per sempre; non più come schiavo, ma come fratello carissimo. Onesimo quindi, è diventato fratello di Filemone perché cristiano. Quindi è proprio la conversione a Cristo che genera la fraternità, valore imprescindibile sul quale si basa la famiglia e la società
Il Papa dice: “Nel libro della Genesi, leggiamo che Dio creò l'uomo maschio e femmina e li benedisse, affinché crescessero e si moltiplicassero: Egli fece di Adamo ed Eva dei genitori i quali, realizzando la benedizione di Dio di essere fecondi e moltiplicarsi, generarono la prima fraternità, cioè quella di Caino ed Abele. Essi sono fratelli, perché provengono dallo stesso grembo, e perciò hanno la stessa origine, natura e dignità dei loro genitori creati ad immagine e somiglianza di Dio.
Purtroppo però, tra la prima creazione narrata dalla Genesi e la nuova nascita in Cristo, vi è la realtà negativa del peccato, che più volte interrompe la fraternità creaturale e continuamente deforma la bellezza e la nobiltà dell'essere fratelli e sorelle della stessa famiglia umana. Non soltanto Caino non sopporta suo fratello Abele, ma lo uccide per invidia commettendo il primo fratricidio. L' uccisione di Abele da parte di Caino attesta tragicamente il rigetto radicale della vocazione ad essere fratelli.
La loro vicenda evidenzia il difficile compito a cui tutti gli uomini sono chiamati, di vivere uniti, prendendosi cura gli uni degli altri. Purtroppo la sempre diffusa piaga dello sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo, ferisce gravemente la vita di comunione e la vocazione a tessere relazioni interpersonali improntate a rispetto, giustizia e carità."
Questo orribile fenomeno che calpesta i diritti fondamentali del prossimo e annienta la libertà e dignità, assume purtroppo molteplici forme, prova ne sono gli attentati degli ultimi giorni che in nome di un Dio mietono vittime innocenti e seminano terrore. Sorge lo spunto per una riflessione: ma proprio alla luce della Parola di Dio, non dovremmo considerare tutti gli uomini fratelli?
Gennaio è il mese di riflessione sulla pace....ma la pace non può regnare tra gli uomini se prima non regna nel cuore di ciascuno di noi.
(A cura di Laura Rizzo)
******
Nel Giorno della memoria: per non dimenticare…
Il 27 gennaio si ricorda la fine dell'Olocausto nazista e la caduta dei milioni di vittime. È stato scelto proprio questo giorno poiché il 27 gennaio del 1945 avvenne la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, portata in auge dalle truppe sovietiche dell'Armata Rossa.
Nella ricorrenza del Giorno della Memoria, è doveroso soffermarsi a riflettere porgendo alla mente ed al cuore un pensiero che imprima indelebilmente la testimonianza del passaggio di una fase d’abominio storico ed umano. È necessario perpetrare il ricordo di tali brutture , affinché il sacrificio di tante vite non sia del tutto vano. Di seguito vi riportiamo alcuni stralci di testi di vari autori che hanno provato a descrivere quest’orrido dramma che il mondo ha dovuto, purtroppo, conoscere.
***
“La nostra voce, e quella dei nostri figli, devono servire a non dimenticare e a non accettare con indifferenza e rassegnazione, le rinnovate stragi di innocenti. Bisogna sollevare quel manto di indifferenza che copre il dolore dei martiri! Il mio impegno in questo senso è un dovere verso i miei genitori, mio nonno, e tutti i miei zii. E’ un dovere verso i milioni di ebrei ‘passati per il camino ‘, gli zingari, figli di mille patrie e di nessuna, i Testimoni di Geova, gli omosessuali e verso i mille e mille fiori violentati, calpestati e immolati al vento dell’assurdo; è un dovere verso tutte quelle stelle dell’universo che il male del mondo ha voluto spegnere… I giovani liberi devono sapere, dobbiamo aiutarli a capire che tutto ciò che è stato storia, è la storia oggi, si sta paurosamente ripetendo.”
(Elisa Springer, Il Silenzio dei Vivi)
***
È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare. Eppure me li tengo stretti perché, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte,della miseria,della confusione.Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto,odosempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ci ucciderà,partecipo al dolore di migliaia di uomini,eppure quando guardo il cielo,penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà,che ritornerannola pace e la serenità.
(Il diario di Anna Frank)
***
"I lager sono i laboratori dove si sperimenta la trasformazione della natura umana. Finora la convinzione che tutto sia possibile sembra aver provato soltanto che tutto può essere distrutto. Ma nel loro sforzo di tradurla in pratica, i regimi totalitari hanno scoperto, senza saperlo, che ci sono crimini che gli uomini non possono né punire né perdonare. Quando l'impossibile è stato reso possibile, è diventato il male assoluto, impunibile e imperdonabile, che non poteva più essere compreso e spiegato coi malvagi motivi dell'interesse egoistico, dell'avidità, dell'invidia, del risentimento; e che quindi la collera non poteva vendicare, la carità sopportare, l'amicizia perdonare, la legge punire"
(Le origini del totalitarismo - Hannah Arendt)
***
"Sapevamo bene cosa significava 'là dentro': era il campo di sterminio, dove eravamo finiti a lavorare nella cava. Salva sapeva cosa aveva visto e sopportato, e io sapevo cosa aveva visto lui. Ci sentivamo maledetti"
(Il profumo delle foglie di limone - Clara Sanchez)
***
"La memoria è determinante. È determinante perché io sono ricco di memorie e l’uomo che non ha memoria è un pover’uomo, perché essa dovrebbe arricchire la vita, dar diritto, far fare dei confronti, dar la possibilità di pensare ad errori o cose giuste fatte. Non si tratta di un esame di coscienza, ma di qualche cosa che va al di là, perché con la memoria si possono fare dei bilanci, delle considerazioni, delle scelte, perché credo che uno scrittore, un poeta, uno scienziato, un lettore, un agricoltore, un uomo, uno che non ha memoria è un pover’uomo. Non si tratta di ricordare la scadenza di una data, ma qualche cosa di più, che dà molto valore alla vita"
(Testimonianza di Mario Rigoni Stern)
La redazione de “LA PIAZZA”
Il viaggio del Papa a Strasburgo: Una casa Europa che ruoti sulla sacralità della persona e non sull’economia
Un discorso che tocca vari temi, dalla famiglia alla necessità di un lavoro senza il quale non ci può essere dignità. Poi ricorda le radici cristiane. E, come sempre, conquista tutti.
Il Papa arriva a Strasburgo per comunicare con la politica e con i cittadini tutti d’Europa. Applaudito a lungo da tutta l’assemblea e qualcuno grida il suo nome.
“Cari eurodeputati, è giunta l’ora di costruire insieme l’Europa che ruota non intorno all’economia, ma intorno alla sacralità della persona umana, dei valori inalienabili; l’Europa che abbraccia con coraggio il suo passato e guarda con fiducia il suo futuro per vivere pienamente e con speranza il suo presente. È giunto il momento di abbandonare l’idea di un’Europa impaurita e piegata su sé stessa per suscitare e promuovere l’Europa protagonista, portatrice di scienza, di arte, di musica, di valori umani e anche di fede. L’Europa che contempla il cielo e persegue degli ideali; l’Europa che guarda, difende e tutela l’uomo; l’Europa che cammina sulla terra sicura e salda, prezioso punto di riferimento per tutta l'umanità!”
Richiama alle radici cristiane e sottolinea l’importanza della famiglia come cellula fondamentale della società. Se la famiglia non viene “protetta” e salvaguardata sostenendola, “si finisce per costruire sulla sabbia, con gravi conseguenze sociali.”
Continua il suo discorso dicendo che dare centralità alla famiglia significa dare una speranza ai giovani e anche agli anziani spesso soli e abbandonati perché si sono persi i valori della famiglia e “non c’è più il calore di un focolare domestico che li accompagni”
Ricorda ai politici che bisogna incentivare l’occupazione e ridare al lavoro la dignità che merita. consentire prospettive lavorative, indispensabili per lo sviluppo umano dei lavoratori
Ha ribadito la necessità di “favorire un adeguato contesto sociale, che non punti allo sfruttamento delle persone, ma a garantire, attraverso il lavoro, la possibilità di costruire una famiglia e di educare i figli”. E il lungo applauso se lo merita tutto.
(A cura di Alessia S. Lorenzi)
9 novembre 1989 - 9 novembre 2014
Il Muro di Berlino: storia di un muro lungo….28 anni
Venticinque anni fa cadeva il simbolo della divisione tra Est e Ovest aprendo un’ epoca nuova e segnando la fine di un muro lungo….28 anni.
Nel 1945 sul finire della seconda guerra mondiale, si decise di dividere Berlino in quattro zone controllate e governate da Francia, Regno Unito, Stati Uniti d'America e Unione Sovietica.
Nel 1948 l'Unione Sovietica bloccò tutti gli accessi stradali e ferroviari a Berlino Ovest (Blocco di Berlino) e ciò portò all'attuazione del Ponte aereo per Berlino da parte degli Alleati per rifornire di generi di prima necessità le tre zone occidentali.
Inizialmente i cittadini potevano muoversi senza problemi in tutte le zone. Poi ci fu la Guerra Fredda e tutto divenne maledettamente più difficile.
Il confine tra le due Germanie venne chiuso nel 1952, ma i cittadini non ci stavano e tra il 1950 e il giorno della costruzione del muro (1961) quasi due milioni e mezzo di tedeschi si spostarono nella Germania Ovest.
La Germania Est corre ai ripari e inizia la costruzione del muro a Berlino Est, nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961, forse il giorno più infausto nella storia della Germania dopo la guerra.
Cronologia di un muro sempre più “potente” e vittoria della forza della libertà capace di abbatterlo
Prima un semplice filo spinato segnava la linea di confine, ma già dal 15 agosto si cominciarono ad utilizzare elementi in pietra e cemento: ecco delinearsi il primo vero muro.
Il muro divenne il simbolo della tirannia comunista, soprattutto a causa delle numerose uccisioni di coloro che tentavano di oltrepassarlo. Era lungo più di 150 chilometri.
Nel 1962 il muro venne ulteriormente fortificato: fu fatto costruire un secondo muro all'interno della frontiera. Ecco la nascita della "striscia della morte" spazio tra un muro e l’altro.
In seguito il primo muro fu abbattuto e oggi è difficile riconoscere parti di quel muro.
Nel 1965 si dà ancora più potenza a quel “mostro” simbolo di divisione: si costruisce un muro composto da lastre di cemento armato unite da elementi in acciaio.
Nel 1975, non ancora soddisfatta, la Germania inizia la costruzione di un altro muro in cemento armato rinforzato, alto quasi 4 metri. Il confine era protetto anche da molteplici recinzioni all’interno della “striscia della morte” e sorvegliato da cecchini armati pronti a sparare ad ogni tentativo di “scavalcamento”.
Il 9 novembre 1989, dopo una conferenza stampa, fu dato l’annuncio in tv in cui si diceva che i berlinesi dell’Est avrebbero potuto attraversare il confine muniti di idoneo permesso. Il provvedimento doveva entrare in vigore nei giorni successivi, ma non fu specificato ciò e molte migliaia di persone si precipitarono cogliendo di sorpresa le guardie di confine che non sapevano come comportarsi di fronte a quell’enorme folla. Non potevano mandare indietro un così alto numero di persone anche perché non erano preparati a tale evenienza: furono allora costrette ad aprire i checkpoint. Di fatto cominciava la “caduta del muro” anche se l'abbattimento ufficiale iniziò il 13 giugno 1990.
Di quel terribile muro, reso sempre più invalicabile nel corso degli anni, oggi resta solo un segno bianco sull’asfalto.
Nei giorni, nelle settimane e nei mesi successivi tanti accorsero al muro per portar via un ricordo, un souvenir, senza rendersi conto, senza capire cosa abbia significato, per chi l’ha vissuto, quel maledetto muro, ai cui piedi tante persone hanno perso la vita nel tentativo ultimo di correre verso la libertà o verso i propri cari rimasti al di là del Muro.
(Alessia S. Lorenzi © Riproduzione riservata)
Nel segno del Giorno della memoria: per non dimenticare…
Il 27 gennaio si ricorda la fine dell'Olocausto nazista e la caduta dei milioni di vittime. È stato scelto proprio questo giorno poiché il 27 gennaio del 1945 avvenne la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, portata in auge dalle truppe sovietiche dell'Armata Rossa.
Nella ricorrenza del Giorno della Memoria, è doveroso soffermarsi a riflettere porgendo alla mente ed al cuore un pensiero che imprima indelebilmente la testimonianza del passaggio di una fase d’abominio storico ed umano. È necessario perpetrare il ricordo di tali brutture , affinché il sacrificio di tante vite non sia del tutto vano. Di seguito vi riportiamo alcuni stralci di testi di vari autori che hanno provato a descrivere quest’orrido dramma che il mondo ha dovuto, purtroppo, conoscere.
***
“La nostra voce, e quella dei nostri figli, devono servire a non dimenticare e a non accettare con indifferenza e rassegnazione, le rinnovate stragi di innocenti. Bisogna sollevare quel manto di indifferenza che copre il dolore dei martiri! Il mio impegno in questo senso è un dovere verso i miei genitori, mio nonno, e tutti i miei zii. E’ un dovere verso i milioni di ebrei ‘passati per il camino ‘, gli zingari, figli di mille patrie e di nessuna, i Testimoni di Geova, gli omosessuali e verso i mille e mille fiori violentati, calpestati e immolati al vento dell’assurdo; è un dovere verso tutte quelle stelle dell’universo che il male del mondo ha voluto spegnere… I giovani liberi devono sapere, dobbiamo aiutarli a capire che tutto ciò che è stato storia, è la storia oggi, si sta paurosamente ripetendo.”
(Elisa Springer, Il Silenzio dei Vivi)
***
È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare. Eppure me li tengo stretti perché, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte,della miseria,della confusione.Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto,odosempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ci ucciderà,partecipo al dolore di migliaia di uomini,eppure quando guardo il cielo,penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà,che ritornerannola pace e la serenità.
(Il diario di Anna Frank)
***
"I lager sono i laboratori dove si sperimenta la trasformazione della natura umana. Finora la convinzione che tutto sia possibile sembra aver provato soltanto che tutto può essere distrutto. Ma nel loro sforzo di tradurla in pratica, i regimi totalitari hanno scoperto, senza saperlo, che ci sono crimini che gli uomini non possono né punire né perdonare. Quando l'impossibile è stato reso possibile, è diventato il male assoluto, impunibile e imperdonabile, che non poteva più essere compreso e spiegato coi malvagi motivi dell'interesse egoistico, dell'avidità, dell'invidia, del risentimento; e che quindi la collera non poteva vendicare, la carità sopportare, l'amicizia perdonare, la legge punire"
(Le origini del totalitarismo - Hannah Arendt)
***
"Sapevamo bene cosa significava 'là dentro': era il campo di sterminio, dove eravamo finiti a lavorare nella cava. Salva sapeva cosa aveva visto e sopportato, e io sapevo cosa aveva visto lui. Ci sentivamo maledetti"
(Il profumo delle foglie di limone - Clara Sanchez)
***
"La memoria è determinante. È determinante perché io sono ricco di memorie e l’uomo che non ha memoria è un pover’uomo, perché essa dovrebbe arricchire la vita, dar diritto, far fare dei confronti, dar la possibilità di pensare ad errori o cose giuste fatte. Non si tratta di un esame di coscienza, ma di qualche cosa che va al di là, perché con la memoria si possono fare dei bilanci, delle considerazioni, delle scelte, perché credo che uno scrittore, un poeta, uno scienziato, un lettore, un agricoltore, un uomo, uno che non ha memoria è un pover’uomo. Non si tratta di ricordare la scadenza di una data, ma qualche cosa di più, che dà molto valore alla vita"
(Testimonianza di Mario Rigoni Stern)
La redazione de “LA PIAZZA”